sabato 23 febbraio 2008

La maledizione della megera

Dopo un'attenta ed accurata riflessione, sono giunto alla conclusione che una terribile ondata di sfiga si è abbattuta su casa mia. Non c'è altra spiegazione, a meno che non ci sia qualche pazzo che possa dimostrare che oggigiorno le case per studenti, giunte ad un certo periodo del contratto di locazione, prendano vita e vivano autonomamente. Anche perchè se così fosse temo di aver a che fare con una casa con forti tendenze antisociali, alla depressione cronica e al masochismo, data la facilità e la rapidità con cui si verificano i guasti.
Scartata l'improbabile alternativa delle case viventi, torniamo ad analizzare quella molto più realistica dell'ondata anomala di sfiga. Che poi è più uno tzunami della scarogna...
Facciamo una lista di tutto quello che è successo nell'ultimo mese in questo appartamento dimenticato da Dio:
i tubi dell'acqua disseminati in tutto l'appartamento hanno cominciato ad esplodere a random, prima in bagno, poi in cucina, poi nella lavanderia (che sarebbe un buco dove c'è il primo prototipo di lavatrice mai costruito).
In particolare i tubi della lavanderia si sono completamente otturati, mettendo la carretta lavapanni nell'impossibilità di scaricare l'acqua, e noi coinquilini nell'impossibilità di avere vestiti puliti. Soluzione provvisoria è mettere il tubo di scarico nella vasca, impedendo però al contempo la chiusura della porta del bagno, e annullando i momenti di privacy tanto amati con l'amico water.
Voi direte: minchia che sfiga!
E infatti è ciò che ho pensato anche io all'inizio, quando ancora ero speranzoso che sarebbe bastata un occhiata di un idraulico per mettere tutto a posto. Mi sbagliavo. Non solo sull'idraulico, che poi si è dimostrato in realtà intelligente come un cartello stradale, mi sbagliavo così di grosso che per punirmi la casa ha fatto esplodere anche il lavello di cucina (di nuovo), rendendo impossibile l'utilizzo del lavabo e dell'acqua corrente, e costringendomi a lavare i piatti nella vasca da bagno, già ingombra del tubo della lavatrice.
Deve essere stato proprio questo sconfinamento degli oggetti della cucina a far ingelosire la lavatrice che, per riconquistarsi il territorio, si è ribellata facendo cedere i fermi del tubo che più volte è uscito dalla vasca, scaricando centinaia di litri d'acqua per casa. Questo per diverse volte durante l'ultimo mese.
Al che, con i testicoli già duramente provati dai precedenti episodi, mi son chiesto come fosse possibile che stessero succedendo tutte queste cose di punto in bianco. Non che la casa non abbia mai dato problemi, certo non si può pretendere chissà cosa da un residuato bellico, ma insomma ce l'eravamo sempre cavata in qualche modo. Ora però il tutto ha del surreale, del soprannaturale oserei dire..
Non è passata nemmeno una settimana che ci ho pensato, che ecco l'ultimo dispetto di quella che ormai fra noi coinquilini chiamiamo affettuosamente "la baracca di merda". Ieri notte alle 2 stavo per coricarmi beato dopo aver finito di vedere un bel film (Oliver Stone rulez!), quando di punto in bianco il black out totale.
Bestemmio, scendo dal letto, controllo il salvavita: niente, tutto a posto. "Sarà mancata la corrente in tutto il quartiere" penso..mi affaccio alla finestra e tutto è illuminato a giorno. "Vabbè, sarà un black out del palazzo..", mi avvio alla porta, accendo la luce del pianerottolo e il neon quasi mi acceca.
Era la casa, senza ombra di dubbio.
"Eccheccazzo" penso..Sono al buio, non so il perchè e sono pure le 2 del mattino.
In quel momento sento la porta che si apre e, meraviglia delle meraviglie, entrano le mie coinquiline di ritorno da una delle loro cacce all'uomo notturne e le aggiorno sulla situazione. Bestemmiano pure loro. Una si dirige verso camera sua per poggiare la giacca, non passano 5 secondi che una bestemmia riempie l'aria del corridoio, assieme a un familiare rumore di piedi-su-pavimento-allagato. La bestemmia ora raggiunge l'intensità di un ultrasuono. La lavatrice aveva di nuovo scaricato tutto fuori dalla vasca: 5 camere allagate.
Immaginatevi ora di dover asciugare una casa, a lume di candela, alle 2 di notte, con tutte le prese e i cavi elettrici a mollo nell'acqua. Tutte le tovaglie, gli stracci, le coperte e gli accappatoi sono stati sacrificati per la causa, e ora avremo da fare i turni di guardia per lavare tutto, stando anche attenti che la lavatrice non tenti altri attentati.
Almeno però sapevamo che la causa del black out è stata un infiltrazione d'acqua nella presa provvisoria che avevamo dovuto approntare nello sgabuzzino, la volta che si era rotto il filo elettrico dentro il muro (tanto per cambiare). Sai che soddisfazione!
Una volta riavviata la corrente e fatta la stima dei danni, ormai si erano fatte le 3 e mezza. Fu allora che qualcuno, per sdrammattizzare, ha detto qualcosa del tipo:

"Dai, almeno ora la padrona sarà contenta, che almeno abbiamo dato una lavata ai pavimenti"

Immaginatevi ora una di quelle scene tipiche da film americano, quando il protagonista che sta indagando su un complotto ha una folgorazione e capisce tutto, e l'inquadratura chiude sul primo piano del suo volto che ora ha tutti gli elementi della sua equazione, fissandogli in faccia quel tipico sguardo da "ho capito!" (io di solito prendo come riferimento lo sguardo di nicholas cage in "the rock", quando capisce dove si trova l'ultimo missile). Ecco. Finita quella frase avevo esattamente la stessa faccia. Ho capito tutto!

E' la vecchia megera che ci scaglia le maledizioni dal piano di sopra! Si perchè, a pensarci bene, prima delle sfighe lei è stata 2 settimane avanti e indietro da casa sua a casa nostra, solo per dirci che la casa era un merdaio, che i pavimenti facevano schifo, la cucina faceva schifo, e il bagno, indovinate un po', faceva schifo.
Noi l'abbiamo sembre innocentemente liquidata con frasi del tipo: "siamo sotto esame", "il turno cade proprio domani", "eravamo prigionieri di guerra e non abbiamo potuto", "abbiamo gli orsi in casa e non vogliono che puliamo", "dai tubi escono sdranghe e la schilla non cammina". Insomma l'abbiamo sempre fatta franca. Ora non più.
La megera è scesa in guerra, e ha lanciato contro di noi i suoi poteri oscuri da ottantenne rimbambita, costringendoci a pulire con dolore e sofferenza coi suoi anatemi idraulici.
Ora a casa regna il terrore, nessuno si fa più la doccia e nessuno mangia per non dover poi lavare i piatti sporchi. C'è persino qualcuno che chiede scusa quando passa davanti alla lavatrice, temendo una rappresaglia. Senza contare che ora ci toccherà abbuonarci la megera per evitare il rischio che ci scagli addosso altri pindacci.
Insomma, questo è un appello. Chiunque abbia esperienza in magia oscura e volesse darci una mano, almeno a far rimbalzare le maledizioni allaganti, sarà più che benvenuto. Ma anche un idraulico non del tutto idiota non sarebbe male...

lunedì 18 febbraio 2008

Barone Von Katzist III

L'altra notte ragionavo con un caro amico su un concetto che la società di oggi etichetta come un qualcosa di immorale e profondamente ingiusto: la schiavitù.
Ovviamente il discorso è degenerato, prendendo una delle direzioni più scontate che potesse prendere. L'istinto di esseri umani è venuto fuori in tutto il suo fulgore, facendo di noi delle persone dalle idee immorali e bestiali.
Il tutto è partito così:

Amico di Marwich: "Cazzo però...quando sarò ricco e avrò un casino di soldi da sputtanarmi, voglio prendermi uno schiavo per un mese."

Marwich:
"Eh, sarebbe bello, ma come cacchio fai a procurarti uno schiavo??? A quanto ne so la schiavitù è abolita da quasi tutte le leggi del mondo.."

Amico di Marwich:
" Ah, ma io pago eh! Gli do 80 mila euro per farmi da schiavo per un mese"

E qui scatta l'inghippo. I soldi. Quando c'è il vile danaro di mezzo è ancora lecito parlare di schiavitù? O si dovrebbe parlare di prestazioni retribuite?
Nel caso allora si dovrebbe parlare di cosa si intenda per schiavitù, perchè il concetto diventa alquanto relativo, e fortemente dipendente dai punti di vista, così come per il concetto di "prestazione retribuita". Prestazione.
Ovvero una mansione. Un operaio ad esempio fornisce una prestazione, ad esempio quella di costruire un auto, e viene retribuito per la sua mansione di costruttore. Ma uno schiavo? Quale dovrebbe essere la sua mansione?
Qui ovviamente si va sui gusti personali, e come tutti ben sanno, sui gusti non si discute. Ognuno ha i suoi e non è una cosa fattibile cercare di standardizzare e categorizzare i gusti dell'intera razza umana.
A questo punto vengono a mancare tutte le regolamentazioni che stanno alla base degli statuti dei lavoratori, in quanto il candidato schiavo non avrà una mansione specifica, e di conseguenza non potrà avere diritto ad appartenere ad alcuna categoria, mettendolo nell'impossibilità di essere tutelato per legge da un apposito ente, come per esempio un sindacato. Oltre a questo non svolgerà un lavoro utile alla società, in quanto il datore di lavoro non può essere inteso come una comunità a se stante, nonostante l'idea non gli dispiacerebbe.
Ora il dilemma è questo.
Chi non farebbe da schiavo a qualcun'altro per un mese, sapendo che la paga è 80 mila euro? Tolti quelli che guadagnano col loro lavoro più di 80 mila euro al mese, la stragrande maggioranza delle persone son quasi sicuro che accetterebbe il lavoro. In questo modo la schiavitù retribuita diventerebbe una cosa socialmente accettata, seppure non ufficialmente almeno nella coscienza comune, visto quanto contano in essa i vili quattrini, rendento tutto un controsenso mostruoso.
Bene, arrivati a questo punto, col mio amico siamo riusciti ad autoconvincerci che la schiavitù in fondo in fondo non è poi tutto sto male come la si dipinge..
Certo, ovviamente ci siamo dimenticati che gli schiavi in passato non venivano pagati e venivano torturati ed ammazzati, ma in quel momento l'istinto da esseri umani ci pervadeva, un po' come il papa che regolarmente si dimentica dell'inquisizione quando ribadisce con fermezza il decreto di infallibilità della chiesa.
Eravamo contenti di poter sognare di avere il nostro schiavo personale, e quello era tutto ciò che contava. Eravamo felici.
Mai più piatti da lavare, mai più spesa e coda al supermercato, mai più i turni di pulizia in casa, mai più muovere un dito per cucinare, lavare i panni, stendere, grattarsi la schiena, mettersi i vestiti, insomma niente di niente. Solo dare ordini.

Ecco dipingersi davanti ai nostri occhi le scene paradisiache di noi distesi su letti sfarzosi, uno schiocco delle dita e

Schiavo: Si padrone
Io: Fame.
Schiavo: Si padrone
Io: Svelto.
E vassoi di manicaretti a profusione.

Oppure

Io: Schiavo!
Schiavo: Si padrone
Io: Grattami li.
Schiavo: Si padrone
Io: Non li, più su.
Schiavo: Si padrone
Io: Basta. Voglia di fare doccia, trascinami in bagno.
Schiavo: Si padrone
Io: E non lesinare sulla schiuma, schiavo
Schiavo: Si padrone

Idillio.

Ovviamente però, quando si trattano argomenti così delicati come la schiavitù, è molto facile che tutto degeneri, trasformando le scene idilliache sopra descritte, espandendole ed evolvendole in situazioni sempre più complesse, che coinvolgono un numero sempre più crescente di schiavi, fino ad arrivare allo stadio di barone settecentesco, circondato da una corte ed una servitù infinita, tutti pronti a morire per uno schiocco delle tue dita.
L'unica salvezza dall'impazzire, una volta arrivati a quello stadio, è quella di tornare coi piedi per terra e rendersi conto di essere solo studenti squattrinati che 80 mila euro saranno fortunati a vederli in un anno al lordo delle tasse (era meglio pagare la tassa al re con un tot di grano coltivato dagli schiavi nel tuo feudo).
Una volta scemato l'istinto di esseri umani, ci si accorgerà anche di quanto sarebbe una merda dover lavorare per un mese, anche se per 80 mila euro, per uno scansafatiche che non ha voglia nemmeno di mettersi i calzini da solo, che ti renderà la vita impossibile e ti farà richieste dove dovrai calpestare la tua dignità.
Ecco perchè serve non tornare mai del tutto coi piedi per terra: l'istinto di essere umano rimane quel tanto che ti basta per permetterti di pensare che con la misera cifra di 80 mila euro non solo avresti risolto i problemi causati dalla tua pigrizia per un mese, ma avresti anche una coscienza pulita e linda come il bucato di giornata. Fatto dallo schiavo ovviamente, perchè io non ho proprio voglia di farlo.

mercoledì 6 febbraio 2008

Full boxes (ovvero ne ho le palle piene)

A volte ci sono delle persone che sono così appiccicose, così disperatamente fuori luogo, così terribilmente invadenti, pedanti, pedisseque, indiscrete, inopportune e insopportabili, che ti viene voglia solo di consigliargli una cosa con tutto il cuore:
PROZAC.

martedì 5 febbraio 2008

Post it per me.

Una moderna definizione del termine "affidabilità" è la seguente:
L'affidabilità di un entità qualsiasi (con il termine entità si intende qualsiasi cosa esistente, animata o inanimata) è la probabilità che essa non smetta di svolgere la missione per la quale è stata concepita, in un dato periodo stabilito di tempo. Ad esempio, l'affidabilità di un motore di un automobile è la probabilità che per un determinato periodo di tempo non si verifichino guasti ai componenti del motore stesso, che pregiudichino la missione del motore, ovvero quello di spingere la macchina. Esempio un po sbagliato, in quanto tutti sanno che i motori delle macchine sono affidabili solo sino allo scadere della garanzia.
Ora, il mio dilemma è, a parte quanto fa schifo la statistica che sto studiando, quanto potrebbe essere l'affidabilità del mio cervello?
Ovvero: quant'è la probabilità che il mio cervello non faccia cilecca quando non deve?
Un esempio più specifico potrebbe essere dato dal sottosistema memoria.
Premetto che la mia memoria fa cagarissimo, ma volendo fare una stima dell'affidabilità del mio cervello in quanto a memoria, ovvero la probabilità che essa non faccia acqua quando devo ricordarmi una cosa, potrei procedere considerando il mio cervello come un motore di un automobile, composto da vari componenti. Nel nostro caso specifico la zona del cervello adibita alla memoria sarà composta da terminazioni nervose, centri di elaborazione, neuroni, e un ipotetico centro di stoccaggio informazioni.


Quindi: Sistema Memoria = N terminazioni nervose + centro elaborazione + M neuroni + Centro di stoccaggio

L'affidabilità totale del sistema sarà data, secondo il teorema della probabilità composta (che non sto qui a spiegarvi per ragioni di rilassamento testicolare precoce), dal prodotto delle affidabilità dei singoli componenti, in quanto affinchè la memoria funzioni deve essere assicurato il funzionamento di tutti i componenti assieme. Il guasto di uno solo dei componenti potrebbe compromettere la missione, ovvero ricordare.
Ma come fare una stima della probabilità che un particolare componente si guasti? Presto detto, basta sfasciarsi le palle su un libro di statistica, affidabilità e sicurezza (edizioni CLUT, copertina blu con scarabocchi bianchi, 358 pagine). Una volta fracassati per bene gli amenicoli, comprenderemo che la funzione matematica che regola i guasti dei nostri componenti è una funzione pseudo-casuale (termine inventato da un informatico, per cui di per sè incomprensibile), approssimata da una funzione esponenziale del tipo

Tutto questo ammettendo che la popolazione statistica (ovvero il campione di elementi nominalmente identici a quelli oggetto di studio), che nel nostro caso è unica, non abbia problemi legati alla mortalità infantile (pezzi che si guastano alla nascita), cosa però non del tutto escludibile, e trascurando i guasti per usura, che dovrebbero verificarsi solamente fra un bordello di tempo, quando potrò permettermi di essere abbastanza vecchio da farne un vanto. I guasti quindi saranno casuali (botta in testa improvvisa, sbornia, puntata di amici di maria de filippi, ecc), non dati da uno specifico motivo (usura, mortalità infantile, ecc).
Data la funzione densità di guasto è quindi possibile, tramite un operazione matematica chiamata integrale, scoprire la funzione che regola la probabilità di guasto casuale di un componente del sistema:


Dove λ è un numero costante, dipendente dai valori risultati dall'analisi della popolazione statistica.
Calcolata la probabilità di guasto, siccome la probabilità è un numero che va da 0 (evento impossibile) e 1 (evento certo), la probabilità che un componente non si guasti, ovvero l'affidabilità, sarà data da

A(t) = 1 - F(t)

Ovvero dalla probabilità che tutti i componenti funzionino sempre e sicuramente (valore=1) meno la probabilità che si guasti qualche pezzo.
L'affidabilità totale sarà data come già spiegato dal prodotto delle affidabilità di tutti i componenti.
Facciamo qualche considerazione. Perchè si abbia una buona affidabilità di un sistema è palese dalla formula che il valore della probabilità di guasto debba essere il più basso possibile, in modo che il valore di A(t) si avvicini il più possibile a 1. Un altra considerazione da fare è che la funzione di distribuzione dei guasti f(t) è puramente empirica, ovvero dovrebbe risultare dallo studio su un campione di componenti uguali soggetti a collaudo proprio allo scopo di romperli, in modo da studiare l'andamento nel tempo dei guasti. Per gli ignoranti, ora che ci penso, la t che c'è tra parentesi nelle formule non significa altro che il tutto è in dipendenza dal tempo, ovvero quelle formule descrivono un andamento (dei guasti) durante un periodo di tempo ben prefissato.
Fatte tutte queste considerazioni/precisazioni, dovrebbe ora essere possibile calcolare l'affidabilità del mio cervello.
Dovrebbe...
Mhmhmhmh...qualcosa non torna.
Ecco.
Essendo l'affidabilità del mio cervello molto molto bassa, il mio sistema della memoria ha penosamente fatto cilecca, facendomi dimenticare quel paragrafo fondamentale che sta a premessa di tutto il discorso che vi ho appena fatto (e son sicuro che casualmente si guasterà nella stessa maniera il giorno dell'esame, facendomi fare una figura di cacca col prof), annullando di fatto tutto questo spreco di energie nello scrivere questo post. Il motivo è molto semplice, ovvero che tutte le formule e le considerazioni fatte su esse dipendono dal fatto che la stima che porta alla funzione della probabilità di guasto deve necessariamente essere fatta da un numero statisticamente molto grande, per il semplice fatto che una stima su un cervello solo non vale un cazzo. Soprattutto sul mio.

Quindi tutto questo è stato utile solo per 3 cose. Primo che non c'è bisogno di studiarsi un libro noiosissimo di probabilità e statistica solo per capire che la tua memoria è da rimandare in garanzia; secondo ho fatto ripasso, e vi ho rotto mortalmente le palle cum summa goduria mea; terzo.. non me lo ricordo.