lunedì 18 febbraio 2008

Barone Von Katzist III

L'altra notte ragionavo con un caro amico su un concetto che la società di oggi etichetta come un qualcosa di immorale e profondamente ingiusto: la schiavitù.
Ovviamente il discorso è degenerato, prendendo una delle direzioni più scontate che potesse prendere. L'istinto di esseri umani è venuto fuori in tutto il suo fulgore, facendo di noi delle persone dalle idee immorali e bestiali.
Il tutto è partito così:

Amico di Marwich: "Cazzo però...quando sarò ricco e avrò un casino di soldi da sputtanarmi, voglio prendermi uno schiavo per un mese."

Marwich:
"Eh, sarebbe bello, ma come cacchio fai a procurarti uno schiavo??? A quanto ne so la schiavitù è abolita da quasi tutte le leggi del mondo.."

Amico di Marwich:
" Ah, ma io pago eh! Gli do 80 mila euro per farmi da schiavo per un mese"

E qui scatta l'inghippo. I soldi. Quando c'è il vile danaro di mezzo è ancora lecito parlare di schiavitù? O si dovrebbe parlare di prestazioni retribuite?
Nel caso allora si dovrebbe parlare di cosa si intenda per schiavitù, perchè il concetto diventa alquanto relativo, e fortemente dipendente dai punti di vista, così come per il concetto di "prestazione retribuita". Prestazione.
Ovvero una mansione. Un operaio ad esempio fornisce una prestazione, ad esempio quella di costruire un auto, e viene retribuito per la sua mansione di costruttore. Ma uno schiavo? Quale dovrebbe essere la sua mansione?
Qui ovviamente si va sui gusti personali, e come tutti ben sanno, sui gusti non si discute. Ognuno ha i suoi e non è una cosa fattibile cercare di standardizzare e categorizzare i gusti dell'intera razza umana.
A questo punto vengono a mancare tutte le regolamentazioni che stanno alla base degli statuti dei lavoratori, in quanto il candidato schiavo non avrà una mansione specifica, e di conseguenza non potrà avere diritto ad appartenere ad alcuna categoria, mettendolo nell'impossibilità di essere tutelato per legge da un apposito ente, come per esempio un sindacato. Oltre a questo non svolgerà un lavoro utile alla società, in quanto il datore di lavoro non può essere inteso come una comunità a se stante, nonostante l'idea non gli dispiacerebbe.
Ora il dilemma è questo.
Chi non farebbe da schiavo a qualcun'altro per un mese, sapendo che la paga è 80 mila euro? Tolti quelli che guadagnano col loro lavoro più di 80 mila euro al mese, la stragrande maggioranza delle persone son quasi sicuro che accetterebbe il lavoro. In questo modo la schiavitù retribuita diventerebbe una cosa socialmente accettata, seppure non ufficialmente almeno nella coscienza comune, visto quanto contano in essa i vili quattrini, rendento tutto un controsenso mostruoso.
Bene, arrivati a questo punto, col mio amico siamo riusciti ad autoconvincerci che la schiavitù in fondo in fondo non è poi tutto sto male come la si dipinge..
Certo, ovviamente ci siamo dimenticati che gli schiavi in passato non venivano pagati e venivano torturati ed ammazzati, ma in quel momento l'istinto da esseri umani ci pervadeva, un po' come il papa che regolarmente si dimentica dell'inquisizione quando ribadisce con fermezza il decreto di infallibilità della chiesa.
Eravamo contenti di poter sognare di avere il nostro schiavo personale, e quello era tutto ciò che contava. Eravamo felici.
Mai più piatti da lavare, mai più spesa e coda al supermercato, mai più i turni di pulizia in casa, mai più muovere un dito per cucinare, lavare i panni, stendere, grattarsi la schiena, mettersi i vestiti, insomma niente di niente. Solo dare ordini.

Ecco dipingersi davanti ai nostri occhi le scene paradisiache di noi distesi su letti sfarzosi, uno schiocco delle dita e

Schiavo: Si padrone
Io: Fame.
Schiavo: Si padrone
Io: Svelto.
E vassoi di manicaretti a profusione.

Oppure

Io: Schiavo!
Schiavo: Si padrone
Io: Grattami li.
Schiavo: Si padrone
Io: Non li, più su.
Schiavo: Si padrone
Io: Basta. Voglia di fare doccia, trascinami in bagno.
Schiavo: Si padrone
Io: E non lesinare sulla schiuma, schiavo
Schiavo: Si padrone

Idillio.

Ovviamente però, quando si trattano argomenti così delicati come la schiavitù, è molto facile che tutto degeneri, trasformando le scene idilliache sopra descritte, espandendole ed evolvendole in situazioni sempre più complesse, che coinvolgono un numero sempre più crescente di schiavi, fino ad arrivare allo stadio di barone settecentesco, circondato da una corte ed una servitù infinita, tutti pronti a morire per uno schiocco delle tue dita.
L'unica salvezza dall'impazzire, una volta arrivati a quello stadio, è quella di tornare coi piedi per terra e rendersi conto di essere solo studenti squattrinati che 80 mila euro saranno fortunati a vederli in un anno al lordo delle tasse (era meglio pagare la tassa al re con un tot di grano coltivato dagli schiavi nel tuo feudo).
Una volta scemato l'istinto di esseri umani, ci si accorgerà anche di quanto sarebbe una merda dover lavorare per un mese, anche se per 80 mila euro, per uno scansafatiche che non ha voglia nemmeno di mettersi i calzini da solo, che ti renderà la vita impossibile e ti farà richieste dove dovrai calpestare la tua dignità.
Ecco perchè serve non tornare mai del tutto coi piedi per terra: l'istinto di essere umano rimane quel tanto che ti basta per permetterti di pensare che con la misera cifra di 80 mila euro non solo avresti risolto i problemi causati dalla tua pigrizia per un mese, ma avresti anche una coscienza pulita e linda come il bucato di giornata. Fatto dallo schiavo ovviamente, perchè io non ho proprio voglia di farlo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparato molto