La psicologia femminile è ciò che matematicamente si potrebbe paragonare al sistema delle equazioni di Navier-Stokes che governano il moto dei fluidi, ovvero un guazzabuglio di equazioni differenziali alle derivate parziali in cui il numero delle incognite supera di quasi 3 volte il numero delle equazioni disponibili per risolverle, in un mega pastrocchio non lineare. Detto in parole povere è un fottutissimo inferno irrisolvibile.
Non esiste insomma una soluzione globale che permetta di essere applicata a tutti i problemi, che permetta cioè di descrivere lo svolgersi degli eventi di quel certo tipo. Si può però provare a costruire un modello semplificato lineare, che approssimi la situazione reale, a meno di un certo margine di errore, al di là del quale non possiamo affinare la nostra precisione. La comodità del modello lineare è che rende il sistema scomponibile in più parti, anche esse lineari, che combinate secondo certi modi approssimano il problema abbastanza bene, dandoci un idea di come effettivamente vadano le cose. Immaginatevi un quadrato: esso è un modello lineare, in quanto lo potete pensare come l'unione di 4 rette, perpendicolari a due a due, e di cui sapete in che proporzioni stanno. Pensate invece ad una circonferenza: ora il sistema non è più lineare, perchè non potete esprimere la sua forma in funzione di forme più semplici come linee rette appunto. Allora cosa si può fare? Si potrebbe per esempio pensare di inscrivere un esagono all'interno della circonferenza. State cioè approssimando una forma tonda con delle linee dritte. Ovviamente nel caso di un esagono l'approssimazione è molto grossolana. si potrebbe quindi pensare di dimezzare gli angoli e raddoppiare i lati, ottenendo così un dodecagono. Ora l'approssimazione è migliore, ma ancora non sufficiente. Reiterando il processo di dimezzamento angoli e raddoppiamento numero lati più e più volte, fino a quando la differenza tra il valore del perimetro della circonferenza e quello del vostro poligono non è abbastanza accettabile, in valore che voi decidete a priori, potete ottenere qualcosa che è molto molto simile alla vostra circonferenza di partenza, ma con qualche piccola differenza. State cioè valutando l'errore della vostra approssimazione.
Ebbene questo modello è applicabile anche alla psicologia femminile. Facciamo un esempio: il comportamento in relazione ad un certo stimolo esterno. Il campo è vario, ma prendiamo per esempio una cosa comune a tutte le donne: lo shopping.
Lo shopping è un problema fortemente non lineare: il che si traduce in un numero spropositato di incognite, e un numero esiguo di relazioni per rapportarle.
Come linearizzare il problema? Intanto bisogna capire quali grandezze siano più importanti di altre, scegliere cioè le incognite fondamentali che, per così dire, la fanno da padrone nel nostro determinato problema. Una volta trovate le varie incognite, che possono per esempio essere le scarpe, i modelli attualmente in voga sull'ultimo numero di Vogue, i colori sgargianti, l'abbinamento con la borsetta, il tempo (in ore) di scelta, il coefficiente di martellamento di palle subito durante la sessione di shopping, e svariate altre, è possibile farsi un idea di come potrebbero evolversi le cose. Dati sperimentali indicano che per lo shopping i risultati tendono sempre asintoticamente alla distruzione completa o parziale dell'individuo maschile accompagnatore.
Volendo quindi fare un approssimazione grossolana si potrebbe costruire la nostra equazione valutativa nel seguente modo:
Tr' = Ts(c-c0) + 1/2 Ab'(c)*(c-c0) +1/3 Uvg''(c)*(c-c0)^2 *
dove
Tr= tempo di rottura di palle
Ts= tempo di scelta
Ab= coefficiente di abbinamento con la borsetta
Uvg= coefficiente di influenza dell'ultimo numero di vogue sul colore
(') derivata prima
('') derivata seconda
e naturalmente l'incognita principale è il colore "c", mentre "c0" è il cosiddetto "colore di partenza", ovvero una misurazione sperimentale di partenza che ci da un informazione sul punto di partenza dell'evoluzione della nostra incognita, verosimilmente il colore che all'inizio della sessione di shopping è quello più accreditato (ma non fatevi illusioni, in genere è soggetto a forti fluttuazioni, imprevedibili matematicamente). (scusate la ripetizione di "partenza", ma è un concetto molto importante, che dovete ben tenere a mente. io lo faccio per voi)
Con questa equazione, a partire da certi dati sperimentali ricavati con le ahimè precedenti esperienze in materia, potremo calcolarci in quanto tempo si potrebbero verificare guasti (è palese che nel caso in questione i guasti siano da considerarsi per usura, e sono quindi soggetti ad una distribuzione lineare o al massimo possono essere approssimati da una gaussiana, il chè semplifica notevolmente i nostri calcoli) considerevoli e importanti per la funzionalità del sistema della sopportazione, con una buona approssimazione. Dati sperimentali attestano il Tr medio a circa 3/4 d'ora. Il mio è 8 millisecondi.
E insomma la matematica può in svariati casi darci una mano a interpretare questo strano fenomeno naturale che è la donna. Io personalmente prediligo per un approccio più statistico, applicando in contemporanea il cosiddetto principio di non contraddizione di Aristotele (un po modificato). Ovvero: mai contraddire. Statisticamente è appurato che il 91% delle volte questo sistema è efficace, a parte in quelle situazioni imprevedibili in cui sia richiesta una contraddizione, ma nel cui contesto tutti gli elementi sembrano far presagire la necessità di non contraddire. Esempio:
"Hai visto Sara? Vestita così non ti sembrava un tegame?" (qui tutti gli elementi portano alla naturale conclusione che è una domanda retorica, la cui risposta è "SI")
"Si, cara, hai ragione" (applico il principio di non contraddizione, magari aggiungendo un sorriso di contorno)
"Ah, quindi se io mi vestissi così sembrerei un tegame?" Patatrac. Non c'è via di scampo. Siamo nel tipico caso di fallimento sperimentale.
Quel 9% dei casi è ahimè ancora materia di studio, e non esistono teorie e dati sperimentali esaustive al momento. 91% è comunque un buon risultato, e la bravura a questo punto sta tutta in come riusciamo a gestire quel caso su 10 in cui le cose vanno male. Ma lì, ahimè, non c'è matematica che ci possa aiutare.
*Si è scelto uno sviluppo in serie di Taylor per la nostra equazione da integrare in quanto è nota la sua ottima proprietà linearizzatrice delle funzioni.
4 commenti:
ci sono momenti in cui mi stupisco di te...
"hai visto Sara, vestita così non sembrava un tegame?"
- Chi? Non saprei...mi dicevi di quella borsetta...?
fattore E (esperienza) = difficilmente applicabile, altamente risolutivo.
PS: son michele, non avevo voglia di registrarmi.
michè..il fattore esperienza ha un efficienza del 50%, lo sai bene. è come se non esistesse...o comunque il termine sarebbe almeno del 4 ordine, cioè praticamente ininfluente...
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thanxxx
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mmm ci sei riuscito a convincere una donna. ma per il ragionamento contorto con la quale l'hai spiegato hahah :*
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